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L’intelligenza artificiale è una tecnologia per il business

Lo stop a ChatGPT dello scorso mese imposto dal Garante privacy italiano per questioni legate al trattamento dei dati non ha fatto che moltiplicare i discorsi intorno all’intelligenza artificiale. Perché se ne parla tanto? Al di là degli aspetti “da fantascienza”, l’AI porta con sé l’affascinante promessa di potenziare l’essere umano. L’intelligenza generativa, da questo punto di vista, offre opportunità che toccano diversi settori, dalla manifattura, alla sanità, al retail.

Le sfide non mancano, come ha dimostrato lo scrutinio del Garante per la protezione dei dati personali. Ma, mettendo da parte le implicazioni etiche, ChatGPT (basato sul motore GPT-Generative Pre-trained Transformer di Open AI, che è una implementazione della categoria di tecnologie di intelligenza artificiale definite LLM – Large Language Model), possiede potenti capacità conversazionali che hanno grande valore per il business. Le imprese italiane da tempo hanno iniziato a esplorare le possibilità dell’intelligenza artificiale: come riportato da un recente studio di Rome Business School (”Digitalizzazione, Big data e AI in Italia”), nel 2021 oltre l’80% delle nostre aziende manifatturiere utilizzava macchine e sistemi basati sull’AI. Alcune fabbriche impiegano i robot basati sull’intelligenza artificiale per automatizzare le attività, specialmente quelle pericolose o complesse per l’uomo, ma anche per migliorare la qualità dei prodotti con controlli più accurati e veloci. Nel mondo della salute viene già utilizzata per sviluppare nuovi farmaci e trattamenti e anche per migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie, grazie alla capacità dell’AI di analizzare grandi quantità di dati e trovare schemi ricorrenti. Il mercato dell’intelligenza artificiale vale in Italia 500 milioni di euro, un incremento del 92% negli ultimi 3 anni, per tecnologie acquistate. Varrà 700 milioni entro il 2025, secondo lo studio di Rome Business School.

In particolare, un prodotto come ChatGPT, grazie alla capacità di generare testo in modo autonomo, può assistere i team di precise funzioni aziendali, tra cui marketing, design, sviluppo software, controllo qualità, supporto e assistenza. Nel Customer care, per esempio, ChatGPT può essere impiegato per gestire la richiesta di informazioni sui prodotti, fornendo risposte immediate e sufficientemente precise alle domande, creando un’esperienza più personalizzata e coinvolgente per il cliente. ChatGPT può essere utilizzato, inoltre, per automatizzare i processi, tra cui l’immissione di dati, e per creare modelli di elaborazione del linguaggio naturale che possono aiutare le aziende a estrarre informazioni dai propri dati – come già stiamo facendo noi di Dune

Un’altra opportunità offerta dal modello conversazionale di OpenAI è già ampiamente sfruttata dagli sviluppatori software: l’intelligenza artificiale di ChatGPT, infatti, è anche un fenomenale motore di ricerca ed è capace di scrivere in molteplici linguaggi in maniera “quasi” perfetta. E la buona notizia – come ci ha detto il professor Carta – è che darà una forte spinta alla digitalizzazione e all’occupazione.

 

Digitalizzare l’Italia con l’AI, ne parliamo col professor Carta

La disponibilità di tecnologie quali ChatGPT rappresenta un punto di svolta nello sviluppo software: accelera la produttività dei programmatori e, di conseguenza, conferisce un ritmo più veloce al processo di digitalizzazione delle imprese e delle economie, evidenzia Salvatore Mario Carta, Full Professor of Computer Science all’Università degli Studi di Cagliari e fondatore di VisioScientiae. VisioScientiae ha iniziato la sua attività nel 2018 come spin-off universitario focalizzandosi inizialmente nella previsione delle transazioni finanziarie e successivamente specializzandosi, da una parte, nella creazione di applicazioni web e mobile di livello enterprise, dall’altra, nella creazione di motori di intelligenza artificiale per diversi domini applicativi.

“Nello sviluppo software strumenti quali ChatGPT, hanno trovato un’immediata applicazione in quanto la loro capacità generativa è in grado di produrre blocchi di codice da usare, a valle di una verifica sulla sua correttezza funzionale e implementativa, come mattoncino da integrare in progetti software di complessità qualunque”, afferma il prof. Carta. Questa capacità del prodotto di OpenAI non sostituisce affatto l’intervento dello sviluppatore umano, perché il vero lavoro dello sviluppo software non è scrivere codice, ma “assemblare, personalizzare e amalgamare parti di codice esistenti per risolvere problemi e creare nuove funzionalità. Oltre ovviamente alla componente progettuale architetturale.”, sottolinea il professore. Ma la velocità di sviluppo permessa dall’AI significa che i tempi di attesa tra l’ideazione del progetto e la sua realizzazione si accorciano notevolmente. “L’AI semplicemente aiuta i professionisti a sviluppare velocemente e, quindi, a innovare nella loro attività professionale, agendo da supporto alla trasformazione digitale della società”, afferma il professor Carta. “Pensiamo al Customer care – prosegue il professore -: in un call center l’agente conversazionale potrebbe accelerare le mansioni più ripetitive dell’addetto umano. Rispetto a precedenti tentativi di automazione, infatti, ChatGPT è molto più avanzato, potente, flessibile e in grado di sostenere delle conversazioni in maniera efficace”.

Anche i mondi del marketing e della creatività traggono vantaggio dalle capacità generative di ChatGPT e delle tecnologie affini di altri player in questo settore destinato a diventare sempre più affollato. La capacità creativa di questo tipo di tecnologia si lega al fatto che il software ha accesso a una sterminata quantità di esempi che in tempi velocissimi assembla per generare qualcosa di nuovo, un po’ come la mente umana, che costruisce mettendo insieme informazioni che derivano dal suo patrimonio di esperienze e conoscenze.

L’intelligenza artificiale apre nuovi mercati

Già oggi il 60% delle imprese italiane attive nei settori del marketing e della comunicazione ha investito nell’AI in modo diretto (creando team interni) o indiretto (delegando all’esterno), come riportato dallo studio Doxa incluso nell’ultima ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano (“Artificial Intelligence: l’era dell’implementazione!”). Considerando le funzioni aziendali, l’intelligenza artificiale viene impiegata in misura maggiore nel Marketing, nella Comunicazione, nell’IT e nelle Operations, per dare supporto ala produzione di contenuti e al content marketing, all’analisi dei dati e all’efficientamento dei processi.

Il merito di ChatGPT è, dunque, di aver messo in moto un mercato. OpenAI non è, infatti, la prima società a lavorare sui modelli Large Language, ma è la prima ad aver creato un prodotto disponibile al grande pubblico. E ora i concorrenti sono spronati a investire e a progredire con le loro tecnologie. Come evidenzia il professor Carta, “L’AI è una realtà in forte evoluzione e la vera sfida per le aziende è costruire servizi basati su ChatGPT e modelli simili. Il servizio offerto da ChatGPT in sé è limitato. Per creare server che se ne sfruttino tutto il potenziale bisogna sviluppare altra intelligenza artificiale che usi l’accesso diretto a GPT disponibile per le aziende e integrare opportune infrastrutture software di supporto. In questo contesto, la peculiare capacità di Visioscientiae di amalgamare in maniera ottimale la propria profonda esperienza di sviluppo di infrastrutture e applicazioni software enterprise con le competenze scientifico tecnologiche derivanti da molti anni di ricerche e progetti in simbiosi con l’Università di Cagliari si propone come una realtà di eccellenza nel panorama italiano e non solo.
Visioscientiae ha investito negli anni nelle applicazioni dell’intelligenza artificiale, sviluppando diversi asset tecnologici nell’ambito della Computer Vision, dell’IoT, dei sistemi conversazionali e dei sistemi per lo sfruttamento della knowledge aziendale. Ciascuno di questi asset è il risultato della risoluzione di casi d’uso in ambito aziendale, sanità pubblica, smart cities. Lo spin-off dell’Università di Cagliari ha tecnologie proprietarie che sfruttano ora le potenzialità di GPT (tramite le API di OpenAI) ma, in futuro, anche di altri modelli, per costruire servizi e fornirli ai clienti per migliorare i loro processi.

Grazie alla partnership siglata da Dune con Visioscientiae, gli asset tecnologici della società sarda andranno ad arricchire l’attuale offering di DUNE, a vantaggio dei nostri clienti.

 

 

Spunti di riflessione…

 

  • AI e lavoro:  il 51% degli italiani teme che l’intelligenza artificiale porterà a un calo complessivo dei posti di lavoro, mentre per il 10% l’occupazione aumenterà e per il 26% i posti di lavoro resteranno più o meno gli stessi, anche se cambieranno le mansioni. È emerso dal sondaggio YouTrend “Gli italiani e l’intelligenza artificiale. Cosa ne pensano, cosa si aspettano” condotto per la Fondazione Pensiero Solido. La maggioranza degli occupati (55%) non sarebbe, inoltre, disposta a farsi dare volentieri istruzioni dall’intelligenza artificiale sul lavoro; il 37% sì. Il controllo e la valutazione automatica sono comunque percepiti più come un vantaggio, soprattutto tra i giovani e i laureati (per il 47%) che come uno svantaggio (per il 30%).
  • Le aziende leader secondo Forbes: la rivista americana ha stilato, per il quinto anno consecutivo, la classifica delle 50 aziende leader dell’intelligenza artificiale. Prodotta in collaborazione con Sequoia e Meritech Capital, “AI 50” mette in evidenza le più promettenti società non quotate in base alla tecnologia sviluppata e alle sue potenzialità commerciali.
  • AI generativa, Apple che fa? Per ora sta a guardare: nessun annuncio strategico è arrivato dal colosso degli iPhone. A meno di sorprese nel corso dell’anno.
  • L’AI in Italia si lega all’innovazione più avanzata: secondo l’ultimo report Assintel circa il 5% delle aziende in Italia, soprattutto di grandi dimensioni, ha pianificato un investimento nelle piattaforme di Big Data Analysis nei prossimi 12 mesi. Il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale rappresentano un’area di investimento strettamente correlata, ma ancora poco perseguita, perché “investire negli algoritmi è il marchio distintivo degli imprenditori più innovativi, quelli che hanno una visione chiara del futuro e un’ambizione radicale al cambiamento: si tratta di meno del 5% delle imprese in Italia e circa un quinto delle grandi aziende”.

 

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