Duned

Iniziamo l’anno con una novità

Duneditorial diventa da ora la newsletter di tutto il Gruppo Dune. Con questa scelta vogliamo dare spazio all’innovazione che tutte le società del gruppo portano alle imprese. Il nuovo layout accompagna il cambiamento con piccoli tocchi di novità, perché ci muoveremo nel solco del lavoro già svolto. Le nostre newsletter continueranno a fornire spunti di riflessione su tendenze, tecnologie e scenari per stimolare il dibattito, ampliandoci verso temi contigui a quelli della data-driven company (che continueremo ad affrontare), come la Cyber Security, la transizione energetica e la carenza di talenti. Duneditorial vuole così rispecchiare la natura sfaccettata della digitalizzazione.

Il Gruppo Dune accompagna le aziende in tutte le fasi della trasformazione digitale, attraverso l’analisi e l’uso dei dati, l’implementazione e la manutenzione delle piattaforme applicative, la consulenza sull’infrastruttura IT, lo sviluppo di software dedicato e il recruitment di personale tecnico.

Ed è solo una parte di quello che facciamo. Siamo partner di SAP, Microsoft, Salesforce, Aws, Google e altre aziende ancora. Operiamo nelle aree del Marketing, della Finanza e controllo, della Logistica, della Produzione e della Supply Chain svolgendo consulenza e disegnando progetti su misura insieme al cliente, occupandoci del roll-out e della manutenzione. Non avete le competenze in-house? Interveniamo con i nostri esperti oppure vi aiutiamo nello staffing.

La “nuova” Duneditorial intende raccontare le nostre attività in modo più completo ma, soprattutto, continuare a nutrire la consapevolezza sulle strategie per l’innovazione che costruiscono il successo aziendale.

Come sempre: #StayDuned!

 

Viaggio attraverso i trend 2023

Ed eccoci ai macro-trend del nuovo anno. Alcuni sono delle conferme, ma cresceranno per rilevanza strategica. Come la sostenibilità e il Green Tech: il 2023 ribadirà il ruolo della transizione ecologica, sottolinea Gartner nei suoi trend per il 2023 illustrati a dicembre durante la Gartner IT Infrastructure, Operations & Cloud Strategies Conference. Il Green Tech comprende l’IT sostenibile all’interno dell’azienda tech-enabled e il trend coinvolge quattro aspetti fondamentali: ambientale, sociale, governance (ESG) e finanza.

Continuerà anche nel 2023 la tendenza delle imprese a migrare verso il cloud, con i suoi diversi modelli (in particolare, ibrido e multi-cloud). Più in generale proseguirà la diffusione del modello as-a-service, anche in campi come la Cyber Security. Pensiamo alla crescita delle offerte di firewall come servizio (FWaaS), in cui i fornitori propongono tutte le funzionalità degli strumenti e dei pacchetti firewall in modalità SaaS. Il FWaaS incorpora molte delle funzionalità delle nuove tecnologie firewall, risolvendo i problemi relativi alla capacità operativa e all’ampiezza della copertura contro le minacce informatiche e rispondendo alla sfida dello smart working.

Fra i trend del 2023 riflettori puntati anche sull’AI conversazionale e generativa, ben esemplificata dal prodotto ChatGPT, il prototipo di chatbot basato su intelligenza artificiale e machine learning sviluppato dal laboratorio di ricerca californiano OpenAIChatGPT è specializzato nella conversazione con l’utente umano ed è in grado di generare testi, immagini, video e software. Ha totalizzato 1 milione di download nei primi cinque giorni dal lancio e attualmente non è più scaricabile perché – si legge sul sito web al momento della redazione di questa newsletter – ha raggiunto il massimo della capacità. Noi continueremo a tenere nel nostro radar le evoluzioni dei chatbot e le novità del mondo AI. Faremo altrettanto con la realtà aumentata e il metaverso. Entrambe le tecnologie (AI conversazionale e metaverso) hanno importanti implicazioni per le attività di marketing e vendita.

La sostenibilità, il cloud, l’AI e la finanza richiedono competenze specifiche: nel 2023 le organizzazioni continueranno ad avere “fame” di talenti del clouddell’automazione, degli Analytics avanzati, della Cyber Security e della protezione dei dati (anche queste sono priorità nel nuovo anno). In particolare, nella gestione delle persone, le aziende devono tenere conto del fenomeno del nomadismo digitale: la scelta di molti professionisti di lavorare da remoto, cambiando sede a propria discrezione oppure tornando nella propria città di origine, anche se lontana dagli uffici fisici dell’azienda per cui si lavora.

Le competenze sono come la sostenibilità: non un semplice trend, ma un filo rosso che accompagna ogni strategia e ambizione aziendale di crescita e innovazione.

 

Sostenibilità: l’energia incontra l’Hi-Tech

A proposito di sostenibilità, il 2023 vedrà la transizione green declinarsi in nuove applicazioni e industrie, con le utility e le società dell’energia a guidare il cambiamento e a fare da modello. L’80% delle grandi aziende globali pubblica dei report di sostenibilità (come svelato dal Kpmg 2020 Survey of Sustainability Reporting, “The Time Has Come“) e gli investimenti sostenibili rappresentano più di un terzo degli asset globali.

In questo scenario si colloca lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie e metodologie operative all’interno del sistema energetico. Dal Trading al Demand Forecasting, dall’Energy Management alla pianificazione della rete fino alla gestione del cliente, oggi più che mai la capacità di elaborare analisi di scenario solide diventa mission-critical per le utility. Lo stretto legame con la trasformazione digitale spiega l’interesse per il mondo dell’energia da parte dell’IEEE Standards Association (IEEE SA), l’unità operativa dell’IEEE (Istitute of Electrical and Electronics Engineeers), che sviluppa standard globali in un’ampia gamma di settori. L’IEEE SA lavora, per esempio, alla standardizzazione della tecnologia degli inverter grid-forming per gestire la natura intermittente delle nuove fonti energetiche e la peculiarità delle reti distribuite. Un altro settore su cui lavora l’IEEE SA è quello dell’efficienza energetica dei data center. Se ne parla spesso come di strutture energivore, ma un recente studio ha rilevato che i miglioramenti dell’efficienza nei centri dati del mondo hanno mantenuto il consumo di energia quasi piatto, nonostante la quantità di calcoli eseguiti sia cresciuta di circa il 550%.

L’IEEE SA vede tre grandi direttrici di sviluppo nel settore energy & utility quest’anno: cambiamento dell’infrastruttura elettrica, nesso tra acqua ed energia, e efficienza energetica. Ma già oggi, con la connettività internet, gli oggetti connessi tramite i sensori e l’analisi intelligente dei dati raccolti (AIoT o Artificial intelligence of things), le utility sfruttano i dati per la previsione della domanda, l’ottimizzazione delle operazioni di produzione e di rete, la gestione degli asset e quella dei clienti. L’AIoT, in particolare, è un grande abilitatore dell’Energy Management: gli oggetti connessi a Internet inviano informazioni certe e sempre aggiornate sui consumi di elettricità e di altre fonti e aiutano a consumare e inquinare di meno nonché a innovare i modelli di business. Gli algoritmi di AI e Machine Learning (ML) allineano costantemente l’azione all’esigenza reale imparando dall’esperienza e attivando correzioni real time. L’AIoT innesca in questo modo un vero cambio di paradigma nel business, rendendolo proattivo e predittivo: non si subisce, ma si governa e anticipa l’andamento.

 

Idrogeno verde, nuova opportunità dal PNRR

Dati, Analytics e Business Intelligence rivestono una rilevanza strategica per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e migliorare l’efficienza energetica, nonché per aumentare l’utilizzo delle fonti a basso impatto. Tra queste c’è l’idrogeno, entrato a pieno diritto nella transizione ecologica con i nuovi progetti e fondi europei che si riflettono in Italia negli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’idrogeno ha il potenziale di avvicinare agli obiettivi green anche le industrie più difficili da elettrificare, purché sia un idrogeno verde, ovvero ricavato a partire dalle fonti sostenibili. L’idrogeno, infatti, va estratto da molecole che lo contengono, come l’acqua, usando energia elettrica, o il metano. Se il processo impiega le fonti fossili (come accade per lo più oggi) l’emissione di CO2 è elevata, tanto che si parla di idrogeno “grigio”. Solo l’idrogeno estratto dall’acqua con gli elettrolizzatori alimentati da elettricità prodotta dalle rinnovabili è veramente a impatto zero.

In Italia la Missione 2, Componente 2 del PNRR, Investimento 3 è dedicata a favorire la produzione, la distribuzione e l’utilizzo di idrogeno verde. Il Piano prevede 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, inclusa la generazione “verde” nelle Hydrogen Valleys, dove l’idrogeno sarà ricavato dalle fonti alternative, come il fotovoltaico e gli scarti industriali e urbani, e consumato da imprese e famiglie del territorio. Il PNRR prevede in particolare per le Hydrogen Valleys uno stanziamento complessivo di 500 milioni di euro e vedrà rinascere aree industriali dismesse come siti di produzione di idrogeno verde.

L’Italia si muove lungo le linee tracciate dalla strategia europea per la “Hydrogen society”: nel 2050 si potrebbe arrivare al 20% di applicazioni finali tra mobilità (camion, treni, navi, aerei), industria (chimica, raffinazione, siderurgica), stoccaggio e generazione di elettricità e impiego per il riscaldamento. Al fine di avviare l’economia dell’idrogeno verde, nel nostro Paese si stima che occorrano 10 miliardi di euro di investimenti tra il 2020 e il 2030, ma si potranno creare fino a 27 miliardi di PIL aggiuntivo grazie a un intero ecosistema che ruoterà intorno alle “Hydrogen Valleys”.

L’Europa supporta la filiera anche con i fondi IPCEI e lo strumento “IPCEI Hy2Use”, sostenuto dal ministero dello Sviluppo Economico italiano, che agevola le attività di comune interesse europeo nel settore dell’idrogeno. I beneficiari nel nostro Paese sono già numerosi: in due tranche separate la Commissione Ue ha assegnato in totale 1,5 miliardi di euro a dieci imprese (Rina-CSM, SardHy, South Italy Green Hydrogen, Ansaldo, Fincantieri, Iveco Italia, Alstom Ferroviaria, Enel e De Nora-Snam), cui si aggiungono i partner per la ricerca Enea, Fondazione Bruno Kessler e Università La Sapienza di Roma. L’impegno comune è quello di far nascere in Italia una filiera industriale dell’idrogeno che si estende dalla produzione di componenti per gli elettrolizzatori e le celle combustibile alla tecnologia per lo stoccaggio fino agli elementi per il settore dei trasporti.

 

Elettrificazione e rinnovabili: l’intervento di Francesca Gostinelli

L’ecosistema dell’idrogeno è stato al centro del Talk “Green Hydrogen: una soluzione energetica sostenibile” nell’ambito della III edizione dell’IWeek, la joint venture di Dune e Vento & Associati. Francesca Gostinelli, Head of Group Strategy, Economics and Scenario Planning di Enel e Board Member di Endesa ed Enel Americas, tra i protagonisti del Talk, ha evidenziato come le strategie net zero ruotino intorno all’elettrificazione e alle fonti rinnovabili, che alimenterebbero anche l’idrogeno verde per dare un prezioso contributo alla decarbonizzazione delle industrie cosiddette “hard-to-abate”.

“A fine 2021, a livello globale, dei circa 94 milioni di tonnellate di domanda di idrogeno, meno dell’1% è soddisfatto da idrogeno verde. Questo si traduce più o meno in 900 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente più o meno delle emissioni del Regno Unito e dell’Indonesia messe insieme. È chiaro che già l’idrogeno ad oggi utilizzato va sostituito il più possibile con l’idrogeno green”, ha affermato Gostinelli. “L’idrogeno non è un vettore particolarmente efficiente a causa del processo di produzione e trasporto. Ma può essere molto rilevante per intaccare quel 30% di emissioni globali legate ai settori cosiddetti hard-to-abate, industrie come cemento, acciaio, ceramica, chimica e produzione di fertilizzanti più l’aviazione e lo shipping a lungo raggio, che insieme hanno una dimensione di domanda sufficiente per far partire la filiera”, ha proseguito Gostinelli. “L’idrogeno rinnovabile è utilizzato al meglio come complemento dell’elettrificazione. Va previsto laddove è la soluzione più efficiente, individuando i settori prioritari con focus sugli attuali utilizzatori di idrogeno e sui settori difficili da elettrificare, in particolare l’industria pesante, l’aviazione e il trasporto marittimo”.

L’idrogeno verde può diventare competitivo entro il 2030, ha sottolineato Gostinelli, è a zero emissioni e supporta un modello di generazione e consumo decentralizzato e flessibile con un design di impianto semplice (gli impianti di estrazione si possono collocare vicino ai siti di impiego). C’è tuttavia bisogno dello “scaling up dell’industria degli elettrolizzatori, di ricerca e sviluppo proprio per aumentare l’efficienza degli elettrolizzatori e diminuire i Capex che servono per costruire la filiera completa”, ha evidenziato la top manager.

Per questo, secondo Gostinelli, occorre mettere in fila le priorità: gli obiettivi di lungo termine sono la diminuzione progressiva delle emissioni di CO2, per arrivare al net zero nel 2050, ma anche l’indipendenza energetica. “Ad oggi l’Italia produce da sola il 23% dell’energia che usa e inserire sempre più rinnovabili nel mix è la conditio sine qua non per progredire”, ha detto Gostinelli. “Lo sviluppo dell’idrogeno verde è legato ad un ulteriore potenziamento delle rinnovabili e puntare sulle rinnovabili ci permetterà di portare l’indice di indipendenza energetica – secondo alcuni scenari – al 43% nel 2030 e a circa l’85% nel 2050, con il fabbisogno energetico nazionale per lo più soddisfatto da produzione rinnovabile”.

Gostinelli ha tuttavia chiarito che “Un punto fondamentale è l’addizionalità delle rinnovabili. Se vogliamo produrre idrogeno verde per diminuire le emissioni nei settori hard-to-abate, questo deve avvenire con rinnovabili dedicate, garantendo al contempo il raggiungimento degli obiettivi di elettrificazione sostenibile, con sostituzione delle fonti fossili e progressivo incremento del livello di elettrificazione dei consumi energetici del Paese”.

Gostinelli è intervenuta anche in merito alla direttiva RED III, la revisione della legge europea sulle energie rinnovabili attualmente in discussione. “Per quel che riguarda il target di utilizzo di idrogeno verde nei trasporti va fornito il dettaglio di quali settori sono interessati e pensiamo che sia scontato che ci si riferisca a aviazione e shipping che hanno più potenzialità”, ha detto. “All’Europa chiediamo anche maggiore certezza normativa sui target: la Commissione parla di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde prodotte internamente e 10 milioni di tonnellate importate, ma per centrare l’obiettivo è bene avere regole chiare per tutti gli operatori”.

 


 

Spunti di riflessione…

 

 

Podcast interessanti…

 

  • Il Sole 24 Ore offre sia un podcast sui pilastri del PNRR sia uno sullo specifico tema dell’idrogeno verde.
  • Sul vasto mondo del metaverso si può fare riferimento a questa serie di podcast di Algoritmoumano.it.
  • Per le implicazioni di business e trasformazione digitale c’è il podcast di SDA Bocconi: il professore Carlo Alberto Carnevale Maffè racconta le caratteristiche emergenti del nuovo contesto economico e organizzativo rappresentato dal metaverso.

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